Banche popolari: una riforma a favore degli utenti


20 gennaio 2015
Si solleva una ribellione generale e il Consiglio dei Ministri viene posticipato di due ore; l’investment compact (il piano del governo Renzi che da una parte vuole rassicurare i grandi investitori e dall’altra favorire gli investimenti alle piccole e medie imprese) e le misure sulle banche vengono tolti dall’ordine del giorno.
Il risultato è la conferma della correttezza e necessità della riforma sulle banche popolari e portabilità dei conti correnti, allo scopo di sbloccare il credito, muovere la concorrenza, rendere più competitive e contendibili le banche popolari non quotate che pressano gli azionisti.

Revisione dei costi
Altro obiettivo è alleggerire i costi dei servizi bancari. Se gli istituti di credito non avranno sanzioni per la continua maggiorazione di tributi e commissioni, il trasferimento di un conto corrente “senza spese aggiuntive di qualsiasi origine e natura” a carico del cliente, così come l’esclusione di costi di produzione per l’invio dell’estratto conto resteranno ignorati.

I numeri
Secondo quanto rilevato a dicembre 2014 dall’Associazione Difesa Utenti Servizi Bancari Finanziari Postali e Assicurativi, il costo medio di gestione di un conto corrente con “profilo a bassa operatività” e rigorosa metodologia ISC (Indicatore Sintetico di Costo) si attesta a 321 euro in Italia. Tra le dieci principali banche si notano i costi di:

  • Bnl (238,35 euro)
  • Intesa San Paolo (273,20 euro)
  • Unicredit (337,18 euro)
  • Banca Popolare di Vicenza (438,70 euro)

La media ponderata ISC di 321 euro su 57 banche indagate è risultata più cara del 308% rispetto ai 101 euro indicati da Bankitalia e del 300% rispetto ai 114 euro della media Ue di 27 Paesi.

Italia
Sarà quindi necessaria una revisione totale in conformità con le direttive europee per quanto riguarda:

  • i costi dei conti correnti
  • i tassi applicati sui mutui e sul credito al consumo
  • le spese dei bonifici
  • i trasferimenti di denaro
  • le polizze assicurative di 15mila/20mila euro per chi riesce ad avere un mutuo

Oltre a ciò, bisognerà intervenire sulla portabilità dei conti correnti da una banca all’altra in un periodo di 30 giorni, per impedire accordi fra istituti e clausole pesanti nei contratti di durata, che hanno per consumatori e correntisti la sola conseguenza di negarne i diritti.

I codici
ABI, CAB, Iban. I primi due indicano rispettivamente la banca e lo sportello i cui è radicato il conto corrente. Questi tre codici servono a destinare le operazioni bancarie, riconoscere un conto corrente e confermare il buon esito degli ordini di pagamento (bonifico) e/o di prelevamento (assegno) impartiti dal titolare del conto. Se costui decide di cambiare banca, è necessario un meccanismo d’informazione del sistema informatico centralizzato, che assocerà al correntista i tre nuovi codici identificativi.

Aggiornamento
L’aggiornamento dell’associazione dell’indirizzo bancario a un determinato conto corrente deve avvenire in tempo reale, sul modello della Centrale Rischi della Banca d’Italia. Un’ipotesi di realizzazione e gestione del sistema informatico centrale per la portabilità dei conti potrebbe essere l’accentramento dei conti correnti nazionali presso Bankitalia (con 7.000 dipendenti).

La centrale rischi è una banca dati in cui vengono segnalati tutti i privati, aziende e imprese su cui pende un’insolvenza creditizia. Chi vi viene segnalato non può più accedere al credito, fatte salve alcune condizioni.

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