Marketing olistico: l’unico approccio che oggi abbia senso

marketing olistico

Un sito web sviluppato da una agenzia web marketing Milano, gestito da un tecnico SEO di Torino e integrato a una strategia di social media marketing a cura di una società romana. Uno scenario simile, nell’epoca del coworking, è piuttosto diffuso e offre, in effetti, anche diversi vantaggi dal punto di vista tecnico. D’altra parte, però, la segmentazione dei servizi priva una strategia di marketing di un tratto caratteristico essenziale, quello dell’organicità.

Il marketing olistico: un approccio totale

Oggi l’idea stessa di consumo è fortemente mutata. Se un tempo il marketing doveva preoccuparsi di posizionare un prodotto/servizio sul mercato e di farlo nel modo più efficace possibile, adesso la situazione è nettamente mutata: ora è il brand, nella sua pienezza, a essere posizionato. Il consumo non si basa tanto sul concetto di utilità quanto, piuttosto, sull’idea che dietro all’acquisto si celi un’intera filosofia, un approccio alla vita di cui ciò che indossiamo, mangiamo, facciamo esperienza ne sono le concretizzazioni più visibili. Per tale ragione, si parla oramai da diversi anni di marketing olistico, o di marketing totale.

Non ha più senso guardare al marketing come una serie di strumenti e attività volti a intercettare un pubblico e persuaderlo ad acquistare; gli utenti sono ormai parte integrante di un processo di creazione di significati, che utilizza simboli, linguaggi e idee caratterizzanti. Il brand è tutto ciò e anche molto di più, e si racconta attraverso la comunicazione pubblicitaria ma anche mediante le proprie modalità di lavoro e di produzione. Il cliente acquista, insieme al prodotto, l’intero processo produttivo, valuta l’etica commerciale di un marchio, compra la sua comunicazione e il suo sistema di gestione post-vendita, abbraccia la sua vision e ne accoglie spirito e convinzioni.

Per tutta questa serie di ragioni, l’azienda non può pensare più di posizionare un prodotto, l’azienda posiziona se stessa e il pubblico non è più un ente passivo; persino l’idea di target inteso, letteralmente, come bersaglio, viene privata di senso. Gli utenti sono al tempo stesso stakeholders, portatori di interesse che dicono la loro, condannano condotte poco chiare, premiano i produttori virtuosi e che promuovo modelli sostenibili, abbracciano evocazioni e interi sistemi di generazione di concetti. Ogni processo produttivo è anche processo di marketing e viceversa: è il marketing olistico, la totalizzazione del marchio e di tutto ciò che rappresenta.

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