Banche Italiane più costose della media UE. Così le imprese scappano…

banche italiane

Colpiti dalle tasse e colpiti dalle Banche. Il rapporto degli italiani con il denaro risente terribilmente di una doppia pressione. Oltre quella fiscale, da sempre oggetto di dibattito e di controversie in ambito politico, adesso sappiamo che c’è pure quella bancaria. I dati statistici messi in rilievo dalla Cgia Mestre evidenziano infatti come le nostre Banche ci costano più che in ogni altro paese europeo. Un’analisi di costi e ricavi ha evidenziato che l’incidenza delle spese operative sul totale delle transazioni è giunta a quota 1,83%. La più alta che si registri nell’intera Unione Europea. Dietro l’Italia, in questa speciale classifica ci sono Austria (1,62%), Spagna (1,40%) e Francia (1.36%).

La fotografia dei ricavi delle banche italiane

E i ricavi? Tra il 2008 e il 2014 il totale è rimasto pressoché lo stesso (78,3 miliardi), ma è cambiata molto la composizione. C’è stata una contrazione dei margini di interesse pari a 12,3 miliardi (-23,8 per cento). Non solo: l’incidenza del margine di interesse sul totale dei ricavi operativi è pari al 50,3 per cento, la più bassa in Europa assieme alla Francia.

Riguardo gli altri ricavi: quelli per commissioni bancarie sono aumentati di 2,8 miliardi (+11,5 per cento), raggiungendo la cifra complessiva di 27,6 miliardi di euro. Tantissimo. Sono più questi che non i ricavi riconducibili agli investimenti, come ad esempio compravendita di azioni oppure il trading valutario. Tra i più affermati e migliori broker online affidabili raramente compaiono le banche. I proventi dai servizi di investimento giungono solo alla cifra di 11,4 miliardi. Gli altri ricavi sono saliti a 9,4 miliardi (+474 per cento).

Motivi e conseguenze dei costi eccessivi

Ma perché spendiamo così tanto per avere a che fare con le nostre Banche? La causa principale è la prolungata crisi economica, o meglio il modo in cui le banche hanno deciso di fronteggiarla. I nostri istituti hanno infatti reagito alle difficoltà riducendo gli impieghi in modo tale da ridurre anche i rischi. Al tempo stesso questo li ha spinti ad aumentare le voci fisse. Prima tra tutte gestione del conto corrente e servizi legati al bancomat.

La scelta delle nostre banche è stata quindi quella di ridurre i prestiti e aumentare i ricavi dalle commissioni sui conti correnti, sui servizi bancomat e su quelli allo sportello. In sostanza hanno assunto una posizione fortemente difensiva, pensando a salvaguardare loro stesse, anche se questo ha comportato scaricare costi maggiori sui propri clienti. Ed è preoccupante che ci siano pochi segnali di inversione del trend.

Va però anche aggiunto un altro aspetto: l’80 per cento dei prestiti concessi dalle banche italiane va ai maggiori affidati, ovvero quasi esclusivamente grandi aziende e gruppi industriali. E se state pensando che è perché sono clienti solvibili vi sbagliate, perché la quota di insolvenza in capo ai maggiori affidati è attorno all’81%. In buona sostanza chi riceve la stragrande maggioranza dei prestiti è poco affidabile, mentre chi dimostra di essere un buon pagatore riceve i soldi con il contagocce. Ecco perché molti imprenditori hanno deciso di delocalizzare le loro attività all’estero, dove le banche costano molto meno.

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