Lecce, il Salento, la musica tipica: la pizzica di Galatina

pizzica

Il Salento è, tra le tante, la terra della pizzica pizzica. Attraverso danza e canto tipici, il territorio si racconta sotto una diversa lente, narra le vicissitudini che hanno interessato per secoli la sua gente, il suo retaggio contadino che ancora si percepisce come attuale e parte integrante del sistema sociale del posto. La storia della tarantella di Galatina è la storia del Salento, ma secondo il focus della gente più povera, dei lavoratori della terra, che poi era la storia comune alla stragrande maggioranza della popolazione.

Oggi, chiunque abbia affittato un b&b con piscina Lecce, un hotel a Gallipoli o un residenze a Otranto per trascorrere un soggiorno nel Tacco d’Italia non può non essersi imbattuto, anche per caso, in una manifestazione di danza tipica. Solo che adesso la pizzica si pone in un altro modo, mostra il lato più giocoso, è inglobata all’interno di un sistema d’identità e di creazione di simboli comuni che la rende ludica, divertente, estetizzata.

La musica salentina nacque e di diffuse già nel corso del XVI secolo, generata dal disagio della vita di campagna e da una visione patriarcale del mondo che poneva la donna in uno stato di minorità e muta obbedienza. Le radici del ballo sono antichissime e attingono a un bacino che fa parte della tradizione pagana, che visse e vive sotto pelle in una dimensione cristianizzata e servile al dio cattolico.

La pizzica sorge sulle pulsioni dionisiache, è la follia che si contrappone all’armonia apollinea, è la donna che reagisce, ma non potendolo fare attraverso la lotta o il confronto, lo fa in maniera personale, per mezzo della pazzia. Secondo il mito, le donne delle piantagioni di tabacco che venivano morse dalla tarantola (la tarantai in dialetto salentino) entravano in uno stato di trance da cui era possibile uscire soltanto danzando e assecondando le movenze dettate dal ragno.

La cosa più affascinante è che, per come vennero descritte le donne, appare chiaro come non si trattasse di una possessione demoniaca; le donne non venivano sottomesse, non si trattava di un esorcismo bensì di un adorcismo in cui il ragno si configura come un’entità benevola e che giova al benessere psicofisico della donna morsa. Così le contadine si svincolavano dalla sottomissione, così potevano liberarsi dalle pulsioni più intense, così potevano abbandonarsi a una danza che significava libertà.

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